Ricominciare ad allattare, ovvero, la storia di una guerriera

Il telefono squilla, sono in auto, rispondo quasi distrattamente.

Una bella voce di donna, mi chiede se posso aiutarla a ricominciare ad allattare.

Mi racconta brevemente la sua storia, valuto che la tipologia di aiuto che mi chiede ricade nelle mie capacità professionali. Le propongo dunque un incontro, prima possibile, mi libero in circa due giorni e nel frattempo le comunico qualche indicazione di massima.

Mi trovo a casa sua, una persona dai capelli di fata.

Si chiama Roberta e la sua bambina Johanna. Una neonata di circa 17 giorni.

Le chiedo, come di consueto, la storia di questa creatura, partendo dal periodo prima del concepimento. Un’anima desiderata, un parto cesareo, il trasferimento al quarto giorno di vita a Padova, al centro per le malattie metaboliche. Qualcosa non va.

Chiedono alla madre di smettere di allattare, per salvaguardare la salute della bimba, forse il latte di mamma non ha sufficiente vitamina B12. Prescrivono un farmaco per la soppressione della lattazione. Roberta, naturalmente, segue le indicazioni datale. Prende 4 pastiglie in 2 giorni. La montata lattea si estingue, l’oro che colava abbondante dal suo seno si riduce fino a scomparire.

Al quindicesimo giorno di vita di Johanna comunicano alla mamma che può riprendere ad allattare, sarà sufficiente che lei assuma un integratore di vitamina B12 in modo costante e si sottoponga ad approfondimenti clinici.

Roberta, stordita, ancora nell’atrio del centro, mi telefona.

Ed eccoci qui allora, con una bimba che a volte si attacca al seno per qualche minuto, succhia debolmente, si stacca insoddisfatta ed affamata, la madre le propone dunque il biberon con il latte “formulato”.

Parliamo, parliamo molto, questa storia ha qualcosa di surreale.

Roberta ha già allattato il suo primo figlio e da subito dimostra un radicatissimo desiderio di voler allattare anche la piccola.

Il sostegno emotivo, innanzitutto. Contenimento, ascolto. Sento una polverina magica che si crea nell’aria e ci avvolge. Aria di determinazione, di coinvolgimento ed empatia.

Valutiamo e scegliamo assieme alcune tecniche per cominciare a stimolare la produzione di latte materno. Mi rendo conto che questa situazione si pone al limite delle mie competenze. Tuttavia desidero esserci, sento che devo esserci per Roberta e lo voglio con tutto il cuore.

Torno a casa, nei giorni successivi chiamo il Centro antiveleni di Bergamo per informarmi sul principio attivo del farmaco assunto. Parlo con una cara IBCLC, consulente professionale in allattamento materno. Roberta si confronta in neonatologia rispetto la decisione di cominciare una rilattazione.

Sostegno, sostegno ed ammirazione ovunque attorno a noi.

Cominciamo, cominciamo davvero.

Naturalmente non mi dilungherò in questo contesto a raccontare, passo passo, le tecniche utilizzate, le parole usate, la qualità di ascolto e di rimando messe in campo, con assoluta precisione.

Desidero invece parlare di questa madre, di questa Donna, di questa Famiglia.

Roberta ha avuto momenti bui, momenti di scoraggiamento, di fatica estrema, di “mollo tutto”, di “ma arriverà mai una fine?”, “basta, ho bisogno di darmi un tempo massimo”. Un ricovero in neonatologia per bronchiolite proprio verso la fine del percorso. Un piccolo calo del peso di Johanna, il suo papà a volte lontano per lavoro. La frustrazione di vedere solo poche gocce estratte al tiralatte, per giorni e giorni. La cicatrice nella pancia che duole.

Roberta ha avuto anche momenti di gioia infinita. Il pelle a pelle con Johanna, tantissimo, ogni volta che era possibile. La prima estrazione di 30 ml col tiralatte, una neonata sempre più interessata al suo seno, una suzione sempre più vigorosa, una deglutizione sempre più udibile. Il fratello di Johanna che è stato il primo, costante, sostenitore emotivo.

Anche io stessa ho avuto bisogno di aiuto, di supporto. L’ho chiesto ad una mia cara amica e collega ostetrica, fondamentale col suo apporto puntuale e vigoroso, perfetto per le fasi finali di questo nostro percorso.

E’ stato bellissimo.

Cara Roberta,

ma come hai fatto? Come ci sei riuscita?

Come hai superato tutte quelle arrampicate?

Come hai potuto rimanere adesa alla tua razionalità costantemente seduta sulle montagne russe?

Quanti ostacoli hai superato? La vedi vero la tua forza scintillante? La vedi?

Dimmi Bellezza, lo vedi che sei stata potente e bellissima nei tuoi movimenti?

Quanto, quanto mi hai insegnato in questi due mesi di duro lavoro?

Grazie.

Avere avuto il privilegio di accompagnarti è stato prezioso.

Grazie per la fiducia che mi hai donato.

Ho immaginato ogni grammo della tua sofferenza, ho sentito profondamente i tuoi guizzi di felicità.

Mi hai commossa, innumerevoli volte.

Sei un esempio di tenacia, non stupirti, anima bella, quando i tuoi figli ti sorprenderanno per la loro forza. Saranno cresciuti con un modello splendente.

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