Lettera alla mia ostetrica

“Elena, se hai bisogno di qualcosa non hai che da chiedere.”

“Posso?” [sentire il battito]

“Elena, dov’é?” [la bambina nel canale del parto]

“Vuoi sentirla?”

“Se vuoi svegliare Viola questo è il momento.”

“Elena, puoi prendere Teresa…” [appena venuta alla luce]

Queste le poche, sottilissime frasi che la mia ostetrica ha sussurrato durante il mio parto.

 

Cara, meravigliosa, donna.

Grazie.

Come puoi essere stata così trasparente eppure così lucente durante la Nascita di Teresa?

Tutto era silenzioso così come lo desideravo.

Solo fuoco e buio attorno a me.

Candele accese dalla mia prima bambina, il focolare dal mio compagno.

Ho stretto la mano di Viola inizialmente, quella del mio compagno poi, infine la tua, fortissimo.

Grazie per essere stata lì, invisibile ma ad offrire una presenza salda e sicura.

Grazie per ogni tuo sorriso, per esserti saputa muovere senza essere vista.

Grazie per avermi rassicurata con delicatezza e senza rumore dopo qualche ascolto del battito della bambina che stava viaggiando.

Tutti, a dire il vero, stavamo viaggiando in casa.

Io andavo, a passo deciso, ad immergermi sempre più dentro me.

Viola diventava, a passo svelto, sempre più grande.

Andrea, a passo dolce, sempre più innamorato.

Teresa, a passo di sogno, si dirigeva tranquilla verso la mia voce.

Tu, a passo immobile e senza esitare, andavi a fidarti sempre più della mia danza.

Ti ringrazio perché, donna dopo donna, stai creando felicità.

Ti ringrazio perché, Nascita dopo Nascita, crei un Mondo migliore.

Ti prego, con il mio cuore, di non smettere mai di avere fiducia nella Natura.

Questo ti rende meravigliosa.

“E’ il momento più bello della mia vita”

Ho detto io.

Ed era vero.

Ho voluto partorire in casa perché non avrei mai potuto farlo in ospedale, ancora.

Partorirò, ancora, a casa perché è stata l’esperienza più appagante e ricca di amore di tutti i miei giorni.

Per tutta la mia vita ti sarò grata.

Elena

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