Competenza emotiva

Oggi è lunedì e Viola, dopo due giorni passati con la mamma, non ha nessuna voglia di salutarmi. Come darle torto, anche io me ne starei volentieri a casa con lei ed il suo meraviglioso profumo. Mi abbraccia forte ed io fatico a lasciarla al papà.

Una madre che comunica sicurezza con i gesti, con le espressioni del volto e con il tono della voce è senz’altro fondamentale nel periodo pre-linguistico del bambino. Il neonato in preda a sensazioni di angoscia non sa guardare a questi uragani emotivi con distacco ed è per questo che ha bisogno di una figura genitoriale che lo faccia sentire contenuto. Le emozioni potrebbero essere per lui troppo forti da gestire e l’abbraccio, il seno e l’odore della mamma diventano un porto sicuro cui ancorarsi.

Il ruolo contenitivo della madre tuttavia non si estingue man mano che il neonato cresce. Si può piuttosto affermare che a questo vanno ad aggiungersi altri ruoli, tra cui quello di facilitatore dello sviluppo della competenza emotiva del figlio.
Quando il linguaggio inizia a svilupparsi è opportuno parlare col bambino delle emozioni che possono attraversare il corpo e la mente. Ma se questo ci viene più facile con sentimenti positivi come la gioia, davanti ai pianti angosciati di nostro figlio cadiamo nell’insicurezza e, a nostra volta, nell’angoscia. Sarebbe invece importante riuscire a mantenere la serenità per poter aiutare il bambino a capire cosa sta accadendo dentro di lui ed in questo modo spostarsi verso un tipo di contenimento non solo fisico ma anche verbale. Capire un’emozione è il primo passo per riuscire a gestirla.

Il secondo passo riguarda invece l’importanza di non celare sempre ai figli la nostra tristezza.
Una madre che nasconde sistematicamente i momenti cupi al suo bambino potrebbe col tempo risultare poco autentica, mentre è essenziale crescere i nostri figli nella consapevolezza che anche il dolore fa parte della vita. Se saremo genitori autentici, i nostri bambini interiorizzeranno che la rabbia, la paura o lo sconforto sono sensazioni che è normale sentire. Può essere molto difficile rendere partecipi i figli della propria sofferenza, si tende piuttosto a pensare loro come soggetti fragili, incapaci di reggere sentimenti negativi, senza rendersi conto invece che questo atteggiamento potrebbe essere interpretato dai bimbi come una mancanza di fiducia nei loro confronti. Resta inteso che il genitore che affida a suo figlio il peso di un’emozione negativa dovrà poi sostenerlo adeguatamente senza sminuire le sue preoccupazioni bensì dando loro tutto lo spazio e l’appoggio necessari.

Ora pensiamo alla follia di Cappuccetto Rosso chiusa dal lupo nell’armadio e non nella sua pancia. Perché ad un certo punto della storia dell’uomo si è ritenuto di dover tutelare i bambini dall’apprensione per le sorti della bambina? Quale luogo migliore per sperimentare l’ansia e la paura se non in compagnia delle proprie figure di riferimento ed attraverso una favola?

Riferimenti pedagogici principali

Donald Winnicott Esther Bick
dott.ssa Luciana Netti

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