Abbracciando una staccionata ieri Viola si è isolata dal mondo. Per la prima volta forse. L’ho osservata da lontano per una decina di minuti.
E’ stato molto strano perché mi sono trovata davanti ad una bambina non più così bambina.
Non mi fossi imbattuta di recente in un articolo¹ sull’importanza della conquista della solitudine per i bambini, probabilmente sarei andata da mia figlia a chiederle se tutto andasse bene oppure se avesse avuto voglia di unirsi al suo amichetto Leo per giocare. Perché l’avrei fatto?
Come spesso accade, per comprendere il presente è utile guardare al nostro passato: sono stata una persona che difficilmente sopportava i pensieri che passeggiavano nella testa e quindi li evitavo abilmente riempiendomi le giornate di attività. Quando mi fermavo mi sentivo andare in mille pezzi.
Il lavoro su me stessa e la maternità mi hanno molto cambiata.
A tratti ho l’impressione di non essere nemmeno la stessa persona.
Cerco la solitudine e non è facile non poterci entrare nei momenti in cui ne sento la necessità. La mia vita frenetica raramente mi concede questi momenti e mi manca osservare i miei pensieri ed entrare in quella dimensione senza regole che permette alla creatività di volare oltre le pareti del corpo. Concordo con Winnicot quando dice che momenti di grandi creatività sono il risultato di un processo solitario, breve o lungo che sia.
Ad oggi, quando Viola è concentrata su un’attività solitaria non entro nel suo mondo, quando mangia in silenzio non le chiedo se desidera del pane, quando è persa nei suoi pensieri la osservo senza dire nulla, quando sta scegliendo un gioco non irrompo proponendole qualcosa. Mi piace l’idea di affiancare la vita di mia figlia senza sovrastarla, per portarla lentamente e senza costrizioni a scoprire la solitudine e la bellezza di nuotare tra immagini ed idee.
¹Newsletter di “Un Pediatra Per Amico” -UPPA-.